Ogni passo che si calca sulle tavole d’un palco
Ha in sé il gusto di una rima da baciar
Che s’intreccia tra le pause e la postura
Nelle pieghe d’un discorso scivolando se ne va
Danzo ad ogni movimento fiero e lento come un falco
Come un tango che ti tenta in riva al mar
Non m’importa quanto pesi la paura
Bevo anche l’ultimo sorso dell’effetto che mi fa
E vedo voi che venite a me
Vedo i visi che s’avvolgon dietro i veli dei mantelli
Per far finta di sembrar ciò che non si è
Mentre il trucco e la finzione
Sono i fili che rivelano la trama della mia identità
Se si accendono le luci e si levano gli orpelli
Una vera distinzione ormai non c’è
Tra la vita che si recita e il copione che si vive
Cosa sia vero o finzione non si sa
Ma intanto voi venite a me
Voi venite per cercare nello specchio del mio viso
Il riflesso di una vostra ambiguità
Io vi mostro come vivere sereni e in equilibrio
Proprio al centro della scena in cui si è
Personaggi e interpreti, un destino condiviso
In un vincolo che non si scioglierà
Che io vedo dentro e dietro i vostri visi
Mentre i vostri sguardi rubo e li porto via con me
E vedo voi che venite a me
Spettatore a pagamento vi rimbocco i vostri sogni
Dondolandomi sopra un filo di lana
Lieto d’esser condannato a raccontarvi la mia storia
Dopo il triplice rintocco di campana
Testo e musica: Daniele Goldoni
Foto: Elena Borghi
Stefano Liuzzo: chitarra, campana tibetana
Daniele Goldoni: voce
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