Appunti Partigiani
Lista dei Brani (anteprime)
testi e musiche Daniele Goldoni
Fischia ancora? (Il vento)
3:42" (Goldoni/Siriani/Rossi)
Se Io Fossi
8:07"
Se Io Fossi –8:07"
Come un manto di anemoni minute Sorsi di brace a brevi e vivaci bevute Incompiutezza Vivo di moti emotivi, mutevole e pigro Vorrei sapere davvero se c’era una volta Abitudine a legare il padrone
Il Partigiano 1
3:17"
Treno Di Carta
7:37"
Treno Di Carta –7:37"
Quanto manca ancora per raggiungere il giorno? Quante volte la strada che conduce il ritorno Discutiamo da ore dei timori del mondo Con dolcezza decisa di profumo profondo Lungo l’orlo del giorno questo treno di carta Tuttavia la questione amico mio ancora aperta In un bicchiere di mare puoi annegare per finta
Oggi
2:08"
Oggi –2:08"
Bianchi banchi di banche Sul sestocanale si snodano svelte Sul quadrante quattro Papaveri e papere e pochissimo potere operaio Evviva l’evoluzione d’un’eversione evangelica Abili alibi allibiti in allitterazione Dovere davvero dubitare
Noi
7:14"
Noi –7:14"
Primule primaverili cortili accartocciati Come l’inciampo di tanti piccoli passi Con un’ala un piccione sta pulendosi il becco Piano afferro il soggiorno con uno sguardo Finisco la frase che hai lasciata sospesa Parole ferrose di fuliggine e fango Schivi e vivaci veloci viviamo Bastare a noi stessi davvero ci basta?
Il Partigiano 2
2:36"
Polvere a Palermo
4:27"
Polvere a Palermo –4:27"
Scivola una sera spettinata Una rabbia antica e senza nome C’era gente che tornava dal lavoro Oggi un altro petalo di istituzione Testo, musica e arrangiamento di Daniele Goldoni
Se Fossi Tu
5:40"
Se Fossi Tu –5:40"
Nella pampa di questi tempi acerbi Senza pazienza è il cielo e il tempo dei più furbi Mentre due mondi più in là Volan veloci le voci che convincono L’oceano di pensieri è diventato un vicolo Ma il sindacato lo sa Senza il coraggio di poter immaginare Cerca una stanza in cui si possa ancora osare Fino a quel giorno però
Diario Interinale
3:35"
Diario Interinale –3:35"
Porzioni di sopportazione spopolate di potere Sorriso di sforzo, di soma e sudario Malattia, Pensione, Troppe povere parole
Il Partigiano 3
5:38"
Vorrei
7:01"
Vorrei –7:01"
Vorrei avere voce di fuoco Per dar segno di chi non ha voce Vorrei avere parole di chiarezza di luce Per parlare di chi non ha casa o lavoro Vorrei avere melodia di riscossa e di fede Per ridare speranza a chi naviga solo
Il Partigiano 4
3:36"
Verità
4:26"
Verità –4:26"
Questa eclisse di democrazia La verità tracima gli argini del tempo Stana i padroni dalle nebbie del riflusso Da la forza ai ragazzi di fermare i carri armati Guarda negli occhi la gente la verità di chi sei a inventare ogni giorno
Brillano di brina gli umori miei
Fuori ruminare di risa e rumori
Vuoti di volti e di vite immobili e muti
Private tempeste che tacere preferirei
Favole, nuvole, parole e furori
Rabbia e coraggio in me sono sopravvissuti
Senza silenzio
Sonnolenza di assenzio
Vigile veglia di azione e reazione
Qui
Porgo in faccia al futuro la mia barba di rumba
Occhi di peyote mi perdo ed emigro
Da questo vuoto di tempo che preme e rimbomba
Un sogno o un sapore diverso che abbiamo perduto
Ruggine ch’entro mi rugge non chiara e non colta
Un pensiero libero ma muto
Dove l’asino vuole
Breve vigilia di rivoluzione
Qui
Da ore il vagone cinge il nostro spazio di vita
E la notte ci giunge come fiato di lupo
Mentre il sonno attutisce ogni suono di voce
Sembra greve e scoscesa come fosse in salita
E ogni curva nasconde un agguato o un dirupo
Volgendo la vita a una fuga veloce
Mandando a memoria il crepitio dei pensieri
Con l’ardire di chi cerca una luce
Nel respiro segreto che grattugia via (in cui si sgretola) il tempo
Navighiamo la notte che si tinge di ieri
Ed il nostro parlare di un impegno di pace
Sembra rotta di faro e deriva al contempo
Dipinge di fumo le rotaie del cielo /E le nostre
parole a pelo d’acqua serviranno davvero?
O a contare realmente è un impegno diverso?
È se quando la notte leverà il proprio velo
Leggerai nei miei occhi un mutamento sincero
L’orizzonte del cielo sarà forse più terso
Che darei per vedere sulla bocca di un uomo dipinta
La parola perdono
Beccano il boccone di chi abbocca
Abbandonato ad una abbondanza di abbindolatori
Scenette di stragi e strazianti stronzate
Duetti di tette tratteggiano trotterellando il tg
Un qualunquista qualsiasi
Quadrato e questuante
Da quasi un quinquennio al quadrato
Quaresima il suo quarto potere
Povero pavone pasciuto di un pensiero paralitico
Prono
Presso il padrone o il politico di turno che
Tronfio torreggia dal trono
Tinto
Di tannino, di tanfo e di tuono
Obbedienza d’ordinanza e oceani d’ombra
Oboli obsoleti a una ecumenica economia.
Che chieda di chiudere chiacchiere e chiese e
Che chiamerei
Chiassosissimo chiasmo.
Auspicherei assenza di assenso.
Dentro ai quali si squaglia ogni voglia che ho
Rovi di corvi e ricordi rubati
Sono ciò che siamo e sarò
Suoni di sogni, di soldi e soldati
La storia timbra il tempo con quello che può
Le bandiere che cadono una ad una
Cariche di manganelli la prassi
Che vedo dalla mia distante tribuna
Grida, sudore e volare di sassi
Mentre il cielo feroce s’imbruna
Si guarda intorno con aria nostalgica
Dentro crepe di rovine per un’ora mi specchio
Roma antica romantica
Sembri il dorso della mano di un vecchio
Commosso e spossato ti cingo il pensiero
Raccolgo i coriandoli del mio ritardo
Dei volti che senti ho dipinto il sentiero
Fiero e felino un tuo solo sguardo
Mi rende distante e forestiero
Come quando si schiude la coda del giorno
Solo lontano si sente l’attesa
D’ogni fretta che tratteggia un ritorno
Svuoto con calma i sacchi di spesa
E inciampo nel mantra del ronzare del forno
Parole di tosse senza cura ne quando
Docile Penelope di Cheope
In questo grigio senza un perchè
Tessi ancora il tuo canto
Domando coi denti un destino dannoso
Ma sai tu dirmi quale progetto politico abbiamo
Per il nostro amore domestico e ritroso
O c’è qualcosa a chiamarci lontano?
Forse è lì che cerchiamo la nostra risposta
E un impegno diverso che ci dica chi siamo
Sulle ossa del porto di Palermo
Una luce, uno sbadiglio, una risata
Contro il mare che li mastica da fermo
Oggi ho visto in un momento tracimare
Ed un sogno s’è spento in illusione
Che bagnava gli occhi di un carabiniere
Qualche vita che sostava sulla porta
In un soffio son svaniti insieme a loro
Un giudice e cinque uomini di scorta
S’è dissolto in mille schegge di rumore
Un paese non diventa una nazione
Se si muore per un pezzo di potere
Gabriele Marangoni: piano
Daniele Goldoni: voce
Il bisbiglio non produce alcuna impronta
Sulla superficie liscia dello sfarzo
Fragili figli consumati dal consumo
Dal profumo di persone che non sono
E soprattutto vinti per finta vanità
Senza più Sud la rotta di chi conta
Contemplazione immota, muta e senza sforzo
Dei passi lenti di chi naufraga nel fumo
Di chi si perde dietro a pietre di perdono
Scartato alla leva della carità
Quasi vicino anche a te
Governo e banche s’incontran per l’ora del the
Vecchie violenze ormai non servon neanche più
Nei gialli campi di crampi cerebrali
Nuove parabole ci insegnano la vita
Quanto è borghese, quanto è frivolo il consenso
Dietro ogni trasgressione che regola il costume
Riflesso nei riflussi di un film per la tv
Cerchiamo il sole nella luce dei fanali
O sul divano stesi davanti alla partita
E ogni potere contrattuale del dissenso
Ha ormai il medesimo valore del pattume
E con confindustria che può
Brinda a nuove precarie flessibilità
Una speranza che non piega e non si smorza
Questa quaresima veste a carnevale
Primavera di Prada che brucia sempre più
Ma un’altra rotta esiste ancora in questo mare
E a trovarla sarà la tua generazione
Un futuro da decidere con forza
Ritroveremo la tensione all’ideale
E in ogni tuo pensiero sarai davvero tu
Verrà l’ora in cui sapremo cosa fare
E laveremo via quest’odore di finzione
In questo buio che c’è
Tu sei la sola speranza di nuovo che ho
Flessibilità di genuflessione
Sogni sospiri speranza nostra a salve
A terra corriamo noi esuli figli di Eva
Perduto possesso dei nostri pensieri
Epiteti di pietra per dire precario
sinuosi sondaggi randagi
Tripudio di dati sull’occupazione
T.F.R.: Tuo Futuro Rimandato
Il futuro è un’ipotesi
Il tuo futuro è un’ipotesi
Vorrei solo silenzio senza sostanza
Bianche palpebre di mare e una stanza d’albergo
Morbidi comodini moribondi d’abbondanza
Freddo feroce, simbiosi semantica stop
Tuo Ferdinando
Voce che incute tremore agli eserciti
Tuono che timbra ogni tempo del cuore
Tono che canta con niente o con poco
Senza faccia potenza o diritto
Senza biografia una patria o un approdo
In un silenzio di buio di pece
Con radici di quercia e durezza d’acciaio
Di fatica, di forza, di giustizia e di cielo
Parole di popolo, di memoria e di pace
Del potere militare senza scrupolo alcuno
D’ogni vita recisa dalla falce del potere
Che reclama il destino dei tanti (di ogni) nessuno
Di commiato e di festa, di fortuna e di lutto
Tutto quello che conta per trovare la forza
Di rialzare la testa e (a)chi l’ascolta non cede
Nel suo cielo distante da (avverso a?) ogni maggioranza
Verso un nuovo orizzonte di piena dignità
Uno slancio diverso che diventerà volo
Parole e persone piegate al potere
Ci trova orfani di un impegno collettivo
Ancorati a un’arsura di verità
Spezza i legacci di ogni omertà
La verità ha una voce di vento
La verità prende a calci nel culo i superbi
Tira giù dalle piante i solipsisti
Quasi mai frequenta la ragione dei più furbi
Rivela le classi al di là dell’omologazione
La vede davvero per quello che vale
La verità diffida dei giornali
e dei programmi in prima e in seconda serata
dei giri di valzer delle multinazionali
con banche governi e mass media
la verità delle stragi di stato
dei morti ammazzati da tutte le mafie
la trovi nel gesto della tua scelta
è la misura precisa del tuo essere uomo
la verità spinge sui monti del proprio libero pensiero
proprio al centro preciso
della tua quotidiana esistenza
la tua nuova resistenza
Descizione dell’album
Ultimo concept album della “Trilogia dell’Identità”, quest’opera musicale raccoglie l’eredità dei due precedenti e conclude un viaggio: quello che, partito da un’analisi intimista e sviluppatosi in una prospettiva sociale, raggiunge qui, con forza e vigore, la dimensione civile e politica dell’essere umano, caratterizzato dal paradigma concettuale dell’essere nell’esserci.
I protagonisti di questo lavoro ancora una volta sono personaggi ispirati a gente comune, che, attraverso le loro storie e le loro esistenze, raccontano le contraddizioni del sistema sociale e politico contemporaneo.
Tra questi spicca la figura del partigiano Dino Bordonali, di cui l’autore ha raccolto la testimonianza. Pretesto per una più ampia riflessione sul senso di quell’esperienza, sempre più flebile e lontana dal sentire comune, la Resistenza fa da sfondo ad un’altra esigenza: quella di riappropriarsi di una partecipazione sociale collettiva, apparentemente spazzata via da logiche individualiste e di disimpegno, di cui l’intero tessuto sociale pare oggi permeato. Pur non risparmiando critiche ad un clima politico, che non è riuscito a mantenersi coerente con il proprio passato, e pur mostrando le contraddizioni di una società, che ha negato la propria tradizione eticamente più alta, l’opera contiene tuttavia un messaggio di speranza ed un invito all’azione. In controtendenza con l’attuale elogio del moderato, questi “Appunti” restituiscono dunque all’accezione di “partigiano” la sua ragione etimologica più positiva, che si traduce in capacità di prendere posizione, di affrontare la realtà e di ritrovarne l’autentica verità.
Dalla verità, individuale e sociale, di chi siamo, dalla conquista del nostro libero pensiero e dalla coraggiosa e corresponsabile partecipazione, possiamo dunque ripartire, per tracciare alfine la rotta di una nuova e attuale Resistenza.
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